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al testo di Maria benedetta cerro
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Trilogia dell’anello I Voce rapita - porfirogenita voce - perno di sapienza su cui ruota con sollecitudine antica la spirale dei misteri. Egiziaca voce - porta genuflessa sulle rampe delle segregazioni - Voce guardami. Ti sono amica. Tra la mia anima e il mondo la tua soglia. Tra la tua soglia e il sole il dominio dell’ombra. Non distogliermi da te. Non addomesticarmi. Da sola al tuo cuore mi consegno. Provo commozione per l’attimo gioisco del respiro se appena arrivo a immaginarti. II Non dirò della gemma incastonata nella grazia né della luce che spartisce il tempo e allude al filo del ritorno. Non lo dirò che devo - anche se non voglio - volgere lo sguardo al principio che spande le nostre primavere ai tristi risvegli nei mattini affatto misteriosi al soffio che separa dal ramo la foglia o dalla vita la voglia di guardare il sole. Da troppo in alto - o dal profondo - tutto questo viene a compiersi improvviso. - Preciso il cerchio generato dal centro – Di quel centro dirò inciso nella leggerezza. III Sii anello e stringimi nella danza. Così ci sorprenda stretti lo sguardo di Dio. Sii aria e appartienimi due volte. Oggi alla mia stagione orfana sei mancato come al morente l’ultimo respiro. Sii - solo per me - reliquia del giardini bui fuoco minimo di un inverno disperato. Di più - sii pensiero - ché non debba mai fuori di me cercarti. Ma sogno non potrai diventare. Lì la nemica si è scavato un letto - a dispetto dimora nella scarsa pace - Ti uccide in me la parassita si prende la mia sola ragione di vita. |
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